Linguaggio del corpo: cosa c’è davvero da sapere?

di Luigi Cantone
0 comment

L’interpretazione del linguaggio del corpo può essere uno strumento potentissimo se giustamente contestualizzato.

Il corpo non mente mai.

Martha Graham

Sicuramente ci avrai fatto caso: con alcune persone ti senti a tuo agio fin dal primo incontro mentre con altre decisamente meno. Come mai?

Secondo Allan Peace, esperto di linguaggio del corpo, i primi cinque minuti in cui incontriamo una persona decidono l’80% della nostra attitudine rispetto a quella persona.

Ti trovi a parlare più volentieri con un interlocutore che ti sorride, che ti guarda negli occhi, che dimostra interesse in ciò che dici e che mostra una postura rilassata rispetto al rapportarti con qualcuno imbronciato, che continua a distogliere lo sguardo da te come se nulla di ciò che stai dicendo possa avere importanza e che magari sta a braccia conserte tamburellando continuamente con i piedi per terra.

Questo accade perché il linguaggio del corpo è una delle forme di comunicazione più potenti che noi umani abbiamo a disposizione.

La componente non verbale (quindi tutto ciò che comunichiamo senza l’uso delle parole) costituisce infatti circa il 65-70% di tutta la nostra comunicazione. E, come se questo non bastasse, possiamo dire che questo tipo di comunicazione è praticamente universale.

Insomma Gigi quindi mi stai dicendo che il linguaggio del corpo è uno strumento potentissimo che ci permette, se studiato per benino, di leggere gli altri, di persuaderli con i nostri gesti calcolati e di ottenere tutto ciò che vogliamo?

La risposta a questa domanda è ni.

Se da un lato è vero che conoscere il linguaggio del corpo significa poter comunicare meglio con il mondo esterno (e con noi stessi!), dall’altro è anche vero che esistono alcuni falsi miti che hanno creato nel tempo una visione distorta di questo aspetto della comunicazione.

4 falsi miti sul linguaggio del corpo

Falso mito 1: Un segnale basta per definire una persona o una conversazione

Avere le braccia conserte non significa per forza che il nostro interlocutore sia sulla difensiva.

Non accontentarti mai di un solo gesto. I segnali vanno infatti letti nel loro insieme, devono essere contestualizzati e bisogna identificare eventuali pattern all’interno della comunicazione.

Ci sono determinate espressioni o gesti che ricorrono frequentemente? Sono tutti coerenti tra loro? Quali emozioni credi stia vivendo il tuo interlocutore?

Falso mito 2: Un segnale ha sempre e solo un significato

Come dicevamo, i segnali vanno sempre contestualizzati ed interpretati di conseguenza. Lo stesso segnale potrebbe significare due cose completamente diverse in base alla situazione in cui ci si trova.

Abbracciare sé stessi potrebbe esprimere disagio, ma anche amore verso di sé. E che dire di chi ci sta davanti in pieno inverno? Magari abbraccia sé stesso perché ha semplicemente freddo!

Pensare che un segnale debba per forza avere una sola interpretazione può portarci decisamente fuori strada se stiamo tentando di comprendere meglio l’altra persona.

Falso mito 3: Il linguaggio del corpo permette di leggere la mente

Ormai dovresti averlo intuito anche tu, leggere nella mente degli altri interpretando i segnali della comunicazione non verbale non è fattibile (al contrario di quello che alcuni para-guru vogliono farti credere).

Credere di poter leggere gli altri sempre e comunque significherebbe cadere in uno dei due falsi miti precedenti, non trovi?

Falso mito 4: Ingannare lo stato mentale

Il linguaggio non verbale è un riflesso esterno della nostra condizione emotiva. Quello che facciamo trasparire non è altro che quello che proviamo dentro, ed è molto difficile fregare certi segnali, perché si tratta di un comportamento diretto di azione tra il sistema limbico (che reagisce al mondo in modo antico e primordiale) e la reazione immediata del corpo.

Quindi quando ci viene spiegato che se ci comportiamo in un certo modo inviamo un preciso stato mentale forse dovremmo fermarci un attimo a riflettere.

Magari in qualche caso questa azione potrebbe anche funzionare, ma avrebbe decisamente più senso tentare di capire come cambiare lo stato mentale piuttosto che operare in modo robotico con il corpo per non dare a credere ciò che stiamo vivendo.

Non a caso persone come Joe Navarro, famoso agente dell’FBI con oltre 13000 interviste condotte, nel suo ruolo di public speaker spiega alle persone come l’inganno attraverso il linguaggio corporeo non esiste.

Ma allora se il linguaggio del corpo non è sempre così semplice da interpretare, non possiamo leggere nella mente degli altri e non possiamo ingannare i nostri stati mentali, perché dovremmo prestare attenzione a questo aspetto della comunicazione?

Stravolgere la comunicazione leggendo il linguaggio del corpo

Una volta sfatati i 4 miti che il linguaggio non verbale si porta dietro, siamo in grado di comprendere a pieno il suo potenziale.

In quanto esseri umani siamo fatti di emozioni, di sfumature e di comportamenti che, per quanto universali, possono rivelarsi unici. La lettura del linguaggio del corpo dovrebbe quindi servirci solamente come elemento di empatia. Dovremmo tentare di capire come si sente l’altro, come ci sentiamo noi, contestualizzare il tutto e chiederci cosa possiamo fare per mettere noi stessi e gli altri a proprio agio.

Per questo motivo qui di seguito non troverai la solita lista di segnali a cui prestare attenzione per “leggere” chi ti sta davanti. Al contrario voglio condividere con te alcuni accorgimenti che, se applicati con sincerità, possono davvero fare la differenza all’interno della tua comunicazione.

  1. Sii un buon ascoltatore. Ne abbiamo già parlato e lo ribadiamo anche qui, ascoltare significa essere attenti a ciò che gli altri stanno tentando di comunicarci. Non si tratta di comprendere una sequenza di parole, ma di prestare attenzione a tutta la comunicazione del nostro interlocutore. Ascolta quindi anche il suo linguaggio non verbale, come si muove? C’è coerenza tra ciò che dice e quel che il suo corpo esprime? Cosa percepisci a livello emotivo?
  2. Ricordati che sei responsabile della tua comunicazione. Se da un lato dobbiamo prestare attenzione a ciò che il nostro interlocutore sta cercando di dirci, è anche vero che dall’altro lato ci siamo noi. Per questo motivo dobbiamo assumerci la responsabilità di creare un contesto quanto più coerente possibile tra quel che vogliamo dire e quel che esprimiamo con il nostro corpo. La prima persona di cui dobbiamo imparare a leggere i segnali inviati, siamo noi stessi.
  3. Abbiamo esperienze di vita vissuta diverse tra di noi. Questo è un aspetto fondamentale e decisamente trascurato. Dobbiamo infatti tenere sempre a mente che la persona che abbiamo davanti è unica tanto quanto lo siamo noi e di conseguenza ha un’esperienza di vita vissuta diversa dalla nostra. Per quel che ne sappiamo un determinato gesto o tono di voce è del tutto normale per lui e al contrario potremmo sembrargli noi quelli strani. Quando si comunica bisogna abbandonare i pregiudizi ed evitare quanto più possibile di appiccicare etichette.

Bene, adesso che conosci i 4 falsi miti che il linguaggio non verbale si porta dietro puoi iniziare ad applicare i tre consigli che abbiamo appena visto.

Ti auguro una settimana piena di comunicazioni sincere ed appaganti 😊

A presto!

Photo by Nadine Shaabana, Ashkan Forouzani, Ben White, cottonbro

Questi li hai letti?

Lascia un commento