La gentilezza può davvero cambiare il mondo. Ma perché non lo ha ancora fatto?
La società in cui la gentilezza non viene apprezzata si disgrega.
Tenzin Gyatso
Viviamo in un periodo storico in cui la parola d’ordine è competizione, in cui troll e meme sono all’ordine del giorno.
Viviamo in un’epoca in cui non siamo davvero aperti al dialogo, ma al contrario vogliamo imporci a tutti i costi su chi ci sta davanti, virtualmente o meno, e far valere le nostre ragioni, mostrare che siamo noi quelli più intelligenti, quelli con la ragione e la verità in pugno.
Durante una conversazione, quante volte ti è capitato di smettere di ascoltare davvero perché sentivi di dover dire la tua riguardo ad una frase appena pronunciata? Beh… Sappi che questa cosa capita più spesso di quello che pensi.
Con l’articolo di oggi vorrei però andare contro corrente.
Voglio infatti condividere con te il mio punto di vista a proposito della gentilezza stessa, una qualità sempre più rara ma che credo sia in grado di cambiare il mondo se condivisa adeguatamente e mi piacerebbe leggere la tua opinione in merito una volta terminata la lettura dell’articolo.
Ma procediamo con ordine.
Cos’è la gentilezza?

Al posto della solita definizione da dizionario, vorrei raccontarti una cosa che mi è accaduta un po’ di tempo fa.
Mi stavo recando verso il mio ufficio, era una delle prime mattine di primavera ed un tiepido sole mi scaldava attraverso i vetri dell’auto. Era il tipico clima che mette il buon umore, che ti suggerisce di non avere fretta, di goderti quel momento.
Ad ogni modo procedevo alla velocità suggerita dai limiti stradali mentre il camion davanti a me accese le quattro frecce d’emergenza ed iniziò a rallentare poco per volta.
Mentre deceleravo anche io, guardai nello specchietto retrovisore per verificare come se la passava l’auto dietro di me, magari quella graduale ma improvvisa decelerazione poteva aver messo l’autista in difficoltà.
Quel che vidi mi fece riflettere.
La signora dietro di me, vestita di tutto punto, con un rossetto di un rosso acceso fisso sulle labbra creò per me una scena davvero grottesca.
A stonare con il suo apparire elegante e raffinata furono le parole ed i gesti di rabbia che mi scagliò come lance attraverso il tergicristallo. Lo ricordo come se fosse ieri, si lanciò in un sorpasso davvero pericoloso e, mentre superava me ed il povero camion guasto, mi fece gesti irriproducibili su un Blog.
Quella persona poteva avere le sue buone ragioni per reagire a quel modo, non mi era dato saperlo e non mi arrabbiai. Rimasi però molto deluso e pensai che quella mattina la signora aveva lasciato la gentilezza a casa e si era portata con sé solo i problemi, le ansie, le frustrazioni e chissà cos’altro.
Dopo quell’episodio, ci misi qualche ora per scrollarmi di dosso la sensazione di disagio. Mi sentivo come un ronzio nella testa. L’immagine “dell’aggressione” continuava a tornarmi in mente e, di conseguenza, non riuscii ad essere davvero presente e gentile con chi mi si parava davanti.
Ma come sarebbero potute andare le cose se al posto della reazione rabbiosa avessi ricevuto un semplice cenno con la mano che mi dicesse “non si preoccupi, va tutto bene”?
Marco Aurelio, filosofo e imperatore romano, definiva la gentilezza come “la gioia dell’umanità”, il dizionario invece ci dice che è una qualità, un atto, un modo di esprimerci.
Quel che è certo è che la gentilezza, data o ricevuta, ci fa stare bene e può fare la differenza tra una giornata piacevole ed una insapore. Ma come mai è cosi importante parlare di gentilezza proprio oggi?
Perché parlare di gentilezza nel 21esimo secolo?

Ormai da qualche tempo viviamo nell’era del digitale, delle connessioni remote, delle reaction e delle dirette sui social. Storicamente non siamo mai stati così in contatto l’uno con l’altro quanto possiamo esserlo oggi.
Eppure, mai come in questo periodo, siamo soli tutti assieme.
Si, ognuno di noi ha imparato a vivere nella propria bolla, nella propria zona di comfort e guai chi ce la tocca. Solo all’interno della bolla ci sentiamo sicuri e protetti. Qualsiasi persona esterna o avvenimento non programmato ci mette sul chi va là, ci chiudiamo a riccio e non vogliamo saperne nulla.
Ecco perché oggi è diventato una rarità il gesto gentile, il prestare aiuto o il richiederlo a nostra volta. Anzi guai a chiedere aiuto se non vuoi apparire debole!
Siamo bombardati dai video di persone che fanno del bene, che sorridono al prossimo, che aiutano il gatto incastrato sull’albero o che assistono un anziano mentre attraversa la strada. Nonostante ciò la gentilezza non si è diffusa nel mondo, al contrario siamo tentati di credere che quello che vediamo capiti “agli altri”, non a noi. Nella nostra bolla queste cose non succedono mai.
Forse è proprio per questo motivo che quando una persona ha bisogno di aiuto, di un gesto gentile, ci sentiamo bloccati, inchiodati al terreno e, spesso, aspettiamo che sia qualcun altro a compiere quel gesto gentile al posto nostro.
Eppure come diceva Goethe molti anni fa, la gentilezza è una catena che tiene uniti gli uomini.
Quello che può sembrare un semplice gesto da galateo, una forzatura alle buone maniere, in realtà ci rende più forti come specie. Ryan Holiday, giusto per fare un esempio, in un suo articolo parla di team umanità, sottolineando che ne facciamo tutti parte e quindi tutti dovremmo concorrere al successo di questa squadra.
Ma non è finita qui, oltre agli scrittori ed ai filosofi, anche la scienza e la psicologia ci hanno mostrato che innumerevoli sono i vantaggi del praticare la gentilezza, vediamone qualcuno assieme.
Vantaggi per tutti
Come riporta il blog dell’istituto Cedars Sinai, compiere un atto di gentilezza aumenta la produzione di ossitocina, l’ormone “dell’amore” di cui abbiamo parlato a proposito di stress, di dopamina, il “messaggero” della felicità ed infine della serotonina, anche detta ormone della felicità.
Come se tutto questo non bastasse, una ricerca della University of British Columbia ha riscontrato che compiere atti di gentilezza aiuta ad abbassare i livelli di ansia sociale e secondo uno studio della Yale University, i comportamenti pro-sociali, ovvero quelli che favoriscono gli altri senza aspettarsi ricompense apportano benessere in chi li esercita, perché riducono lo stress.
Se i paroloni scientifici non fanno per te, sappi che anche la psicologia ha qualcosa da dirci a riguardo. Un concetto tanto semplice quanto potente se preso in considerazione.
Hai mai fatto caso al fatto che quando qualcuno ti fa un dono inaspettato, ti senti quasi in debito? Percepisci come un obbligo morale nel dover ricambiare il regalo nonostante l’altro non si aspetti nulla in cambio e quindi ti attivi per essere gentile a tua volta. Ebbene questo in psicologia viene chiamato “meccanismo della reciprocità”.
Ma c’è dell’atro, anche vedere qualcun altro che pratica un gesto di gentilezza attiva questo meccanismo per mezzo dei neuroni specchio!
In parole povere la gentilezza è contagiosa.
Il sogno utopistico della gentilezza
Per quanto visto fino a qui pare che la gentilezza sia uno dei nostri strumenti migliori per cambiare il mondo.
Abbiamo visto che essere gentili ci avvicina come persone, ci apre le porte del dialogo, dell’ascolto e ci fa vincere come specie. Al contrario, la tendenza di imporci, di metterci di traverso, di far valere la nostra opinione con la forza, ci chiude e ci mette tutti sulla difensiva.
Otterremo magari la “vittoria”, ma non cresceremo come esseri umani e come collettività.
Prova ad immaginare una tipica riunione aziendale in cui ognuno arriva con la sua idea e non vuole saperne di intavolare un dialogo, di prendere in considerazione altre ipotesi.
A fine riunione, indipendentemente da chi sia il vincitore, come si sentiranno i partecipanti? Felici? Sereni? Carichi per affrontare il resto della giornata?
Siamo esseri emotivi, non siamo macchine perfette e non siamo fatti per vivere ogni singolo minuto come dei Buddha illuminati che dispensano gentilezza e serenità, ma una cosa la possiamo fare. Possiamo provare a riflettere ed a domandarci:
come sarebbe il mondo se ognuno di noi si sforzasse di compiere almeno un atto di gentilezza durante la propria giornata.
Dopo questa lunga riflessione ti starai chiedendo come si mette in pratica tutta sta gentilezza. Dopotutto siamo su MigliorandoTi, no?
3 azioni da mettere in pratica fin da subito
Ecco qui per te 3 azioni che puoi mettere in pratica fin da subito per diffondere la gentilezza:
- Grazie, prego, per favore. Impara ad utilizzare queste tre paroline magiche, a pronunciarle con trasporto e sincerità. La magia avverrà da sola.
- Sorridi. Troppo spesso la gente è immusonita, va in giro con il broncio e la faccia arrabbiata. Sorridi, spiazza le persone con un sorriso sincero e mostra quanto c’è di bello al di la dei loro problemi e pensieri negativi.
- Complimentati. Al posto di ricercare l’errore e la critica, complimentati per i successi e per i tentativi degli altri. Incoraggia a ritentare, a migliorare e non a mollare al primo fallimento. Un complimento sincero inoltre può aprire le porte a molti dialoghi interessanti!
Concludendo
In questo articolo ho condiviso con te il mio pensiero riguardo alla gentilezza ed al bisogno che abbiamo di essa in questo momento storico. Abbiamo inoltre visto quali innumerevoli vantaggi questa ci regala se solo abbiamo il coraggio di metterla in pratica.
Adesso sta a te, proverai compiere il tuo gesto quotidiano di gentilezza? Magari condividendo questo post?
A presto, Luigi.
Photo by Kelly Sikkema